Il documento
Tra le carte conservate nell’Archivio della Fondazione Cassa di Risparmio di Torino, un fondo in particolare è dedicato ai temi redatti nel 1941 e nel 1942 dagli alunni delle classi terza quarta e quinta maschile della scuola elementare “Principi di Piemonte” di Grugliasco. Gianpaolo, Luciano, Marco, Carlo, Luigi sono alcuni dei bambini chiamati a esprimere le loro opinioni in materia di parsimonia in occasione del concorso per la ricorrenza della Giornata Mondiale del Risparmio, il 31 ottobre.
Uno di questi, Gianpaolo Miglio, il 31 ottobre del 1941, affida questi pensieri al componimento in bella grafia sul suo quinterno a righe: “(…) Bisogna che tutti sappiano risparmiare, perché anche quel poco, col tempo messo assieme, può essere molto utile nell’avvenire. Invece, chi non sa fare economia, quando gli manca il lavoro o viene ammalato, incontra tante difficoltà. Se incominciamo da piccoli a risparmiare anche un soldino, quando saremo alti il risparmio sarà per noi un dovere. (…)”
Il contesto internazionale
Siamo nel 1941. L’Italia è in guerra da quasi due anni, dopo la firma dell’alleanza con la Germania nel 1939 e l’ingresso ufficiale nel conflitto il 10 giugno 1940. L’anno si apre con le truppe italiane che combattono aspramente in Africa e sul fronte greco-albanese, con alterni insuccessi e frequenti ritirate. Dopo qualche mese, dopo l’attacco di Hitler alla Russia, a spalancarsi è anche il fronte euroasiatico. Alla fine dell’anno, dopo l’attacco a Pearl Harbour condotto da una flotta di portaerei della Marina imperiale giapponese contro la Flotta statunitense nel Pacifico, anche l’Italia dichiara ufficialmente guerra agli Stati Uniti, vedendo protrarsi per tutto l’anno successivo la drammatica situazione sui diversi fronti.
La situazione in Italia
La situazione interna al Paese è ugualmente complessa: sebbene le pesanti sconfitte militari sul fronte africano siano ancora lontane e l’invasione degli Alleati sia di là dal venire (sbarcheranno in Sicilia il 10 luglio 1943), l’Italia attraversa un biennio di grandi difficoltà, soggetta a sforzi produttivi e bellici di molto superiori alle capacità e alle risorse disponibili.
Lo testimoniano alcuni esempi, come il divieto, sul finire del 1941, dell’uso della benzina se non per automezzi militari o, con l’avvento del nuovo anno, le pesanti limitazioni economiche imposte alla popolazione, tra cui la riduzione della razione di pane pro capite, l’introduzione della pena di morte per chi fa incetta di viveri, il divieto di vendita delle automobili…
I temi dei bambini
Non deve stupire dunque il profondo attaccamento ai valori patriottici che i documenti d’archivio fotografano, mostrando tra le righe le profonde preoccupazioni vissute dai cittadini italiani, e ben note anche ai bambini.
In alcuni dei temi conservati si legge:
“(…) Chi non risparmia è un imprevidente dimentico della vecchiaia che è inevitabile, rimane quindi spietato verso se stesso preparando un triste destino alla sua famiglia. C’è un proverbio che dice Abbiate particolare riguardo agli spiccioli, perché le lire si guardano da sé (…).
La sensibilità dell’infanzia verso temi che sembrerebbero più consoni agli adulti non sorprende: fin dalla sua istituzione, nel 1926, l’Opera Nazionale Balilla aveva infatti contribuito all’inquadramento delle giovani generazioni in quel generale clima di indottrinamento collettivo imposto dal fascismo, che nel 1922 si era trasformato, da Movimento, in un vero e proprio partito di stampo nazionalista.
La cultura politica fascista di quegli anni, nutritasi del mito carismatico dell’uomo unico, non solo aveva sfruttato la fede acritica in Benito Mussolini come principale fattore per consolidare il consenso verso il regime – espresso da fasce sempre più ampie della popolazione in misura crescente fino al momento apicale coincidente, nel 1936, con la fondazione dell’Impero e l’accelerazione del processo totalitario – ma aveva fatto perno in modo pervasivo sulla necessaria subordinazione dei valori dell’individuo al mito assoluto dello Stato, risultando a tutti gli effetti un efficace e penetrante strumento di propaganda.
“Il sentimento più espressivo e lodevole che una persona possiede è il risparmio (…) Accrescendo, sia pure in modesta parte, il gruzzolo che sta accumulando per la sua vecchiaia, contribuisce al compimento di un grande principio (…).”
Il risparmio come strategia per lo sviluppo dei territori
D’altro canto, viste dall’ottica dello sviluppo del sistema creditizio nel Paese, l’enfasi posta sulle Giornate Internazionali rappresentava un modo per restituire importanza al ruolo delle Casse di Risparmio, caratterizzate da una grande prossimità ai territori e da un coinvolgimento attivo nei processi di sviluppo. Agli occhi dei cittadini, compresi i più piccoli, esse erano le depositarie privilegiate di quel risparmio puntuale, fautore di futuro, messo da parte dalle piccole imprese industriali, artigiane e agricole e soprattutto dalle famiglie, che di quegli Istituti rappresentavano la clientela principale.
Così, nelle parole dei bambini, si legge ancora: “A Milano nel 1920 nacque la Cassa di Risparmio che fu d’esempio a tutte le altre d’Italia (…) una vera banca custoditrice (sic) dei risparmi dei poveri”, come scrive il giovane scolaro Accornero che ricorda anche come, in occasione della ricorrenza del 31 ottobre, le Banche premiassero con libretti di risparmio “operai, scolari e persone bisognose (…)” perché “La Cassa del Risparmio è una provvidenza per il popolo”.
Anche il bambino Luigi Morgante ricorda nel suo componimento quanto avesse accolto con orgoglio il premio accordato al suo sacrificio infantile:
“(…) quanta volontà in me di riuscire a fare dei risparmi per quando sarò alto. In premio mi fu regalata una polizza di buoni novennali che tengo molto preziosa.”
La Giornata Internazionale del Risparmio: storia di un anniversario
Dopo quasi un secolo, la Giornata del Risparmio continua a celebrarsi con regolarità ogni 31 ottobre.
Se la sua organizzazione si deve oggi all’Acri, l’Associazione che rappresenta collettivamente le Fondazioni di origine bancaria e le Casse di Risparmio spa, la sua origine va cercata nel Primo Congresso Internazionale del Risparmio, che si tenne a Milano dal 26 al 31 ottobre 1924.
Nato allo scopo di studiare gli istituti e i mezzi per la raccolta e la tutela del risparmio, l’evento generò non solo la nascita di questa ricorrenza ma anche dell’Istituto Mondiale omonimo, che dal 1925 al 1948 ebbe la sua sede a Milano.
Primo del suo genere, il Congresso vide la partecipazione di centinaia di delegati tra presidenti, amministratori, dirigenti e impiegati, in rappresentanza delle oltre 7000 Casse di Risparmio di 27 Paesi.
Il merito della sua istituzione non può non essere attribuito in parte anche al direttore della Scuola della Camera di Commercio di Milano, Filippo Ravizza, al quale venne affidato il compito di tessere le fila organizzative per la realizzazione del Congresso. Tra i tanti temi discussi, come raccontano gli Atti pubblicati in diverse lingue nel 1925, si registrarono l’organizzazione e legislazione delle Casse, la propaganda per il risparmio, il rapporto con gli Istituti di credito, la tutela del risparmio degli emigranti…
Non è un caso che proprio dall’ambito bancario si fosse levata un’attenzione speciale verso la sensibilizzazione della popolazione sull’importanza di depositare i propri averi in un Istituto: a sostegno di questa idea c’era sicuramente la volontà di sottolineare il ruolo centrale che le Casse di Risparmio svolgevano a sostegno dell’economia del territorio, in risposta crescente alle esigenze della collettività.
La scelta di istituire una Giornata celebrativa dedicata al Risparmio, a decorrere simbolicamente dalla data di conclusione del Congresso, il 31 ottobre, rispondeva anche al bisogno di porre l’accento sulla propensione al risparmio come strumento essenziale per l’educazione dei cittadini, a partire dai più piccoli, e all’uso consapevole della ricchezza, privata e pubblica. Proprio il risparmio delle famiglie diventerà infatti, vent’anni dopo, una delle risorse da tutelare all’interno della nascente Costituzione Italiana, all’interno dell’articolo 47.
L’Iconografia del risparmio: autori e immaginario
Didascalici o evocativi, dal tratto delicato o militante, i manifesti che hanno accompagnato nel secolo di vita le Giornate Mondiali del Risparmio, messi in fila uno di fianco all’altro, raccontano a loro volta la storia di un modo di fare comunicazione e segnatamente l’evoluzione della grafica in ambito illustrativo e pubblicitario.
Nei primi anni Venti le immagini ricorrenti sui cartelloni vedono la prevalenza del tema dell’infanzia, con le figure dei bambini protagonisti indiscussi della scena, a incorniciare in gesti simbolici (la nutrizione del salvadanaio con un cucchiaio ricolmo di monete, l’impilatura ordinata e paziente dei soldini dopo la rottura del coccio) i valori di fondo dell’Italia dell’epoca: la costruzione solida del futuro, la previdenza, il risparmio, l’impegno, come efficacemente illustrato dalle opere, ad esempio, di Giuseppe Casolaro.
Tra la fine del decennio e gli anni Trenta l’iconografia si amplia fino a includere al centro del messaggio le figure dei genitori (ne è un esempio il lavoro di Marcello Dudovich) o dei fratelli maggiori, a simboleggiare il sostegno offerto ai più piccoli nel gesto parsimonioso, utile non solo a sé ma al mondo intero – elemento ricorrente nei manifesti, come ad esempio nelle prove di Giacinto Mondaini o Alberto Bianchi.
Negli anni Quaranta a fare la loro comparsa saranno i libretti di risparmio, a sottolineare didascalicamente la solidità delle mura delle case che contribuivano a edificare; in seguito, saranno immagini più esplicite a sostenere la propaganda incentrata sull’autarchia, sul sostegno all’industria nazionale e sul mito del lavoro in generale: ecco allora spighe di grano uscire dai salvadanai, contadini intenti a seminarvi monetine nel solco, strumenti di lavoro levati in alto come moschetti, sullo sfondo di ciminiere industriali e figure umane sempre più stilizzate e austere (come nelle opere di Giulio Cisari e F. Massaro).
Gli anni a seguire saranno invece quelli della personificazione del risparmio (è la “lira” stessa che parla da sé e induce alla parsimonia), dei messaggi simbolici (i chicchi del melograno che insieme formano un frutto), degli sforzi congiunti per obiettivi comuni (la casa, come raggio d’azione privato; il mondo, come scenario collettivo).
Solo sul finire degli anni Cinquanta e ancora di più negli anni Sessanta ci si sposterà verso la rappresentazione simbolica del benessere, finalmente conquistato da fasce crescenti della popolazione: così il risparmio diventa sinonimo di agio e comodità.
Gli ultimi decenni del secolo sono invece caratterizzati da rappresentazioni sempre meno didascaliche e più astratte (si vedano ad esempio le prove di Mario Bonilauri). L’ultima stagione raccontata da immagini evocative è quella che coincide con l’avvento del nuovo millennio, simboleggiato dalla comparsa di computer e strumenti digitali sui manifesti.
Da quel momento in avanti, il design si asciuga, i tratti si semplificano, le figure si schematizzano, a sottolineare un nuovo corso non solo della tecnica grafica ma anche, forse, del messaggio.